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“Tutti al Mare” nasce come un progetto di trasmissione della memoria da parte della Regione Lazio: una piattaforma digitale presente sul web, un originale archivio di fotografie d’epoca che hanno come protagonista le vacanze al mare dei cittadini del Lazio dai primi del ‘900 ai primi anni ’60; un caleidoscopio sociale e umanoavvincente fatto di sorrisi, giochi, vanità e scene conviviali.
Grazie a un lungo e sempre aggiornato lavoro di ricerca in ambito fotografico che conta centinaia di scatti inediti provenienti dall’archivio privato di Valerio Maria Trapasso – collezionista e curatore – si è andato creando un “album di famiglia”; un’autobiografia per immagini diffusa e collettiva.
Questa però non vuole rimanere solo un’operazione nostalgica, uno straordinario teatro documentale delle “vacanze che furono”, ma anche un affresco della nascente industria turistica nel Lazio che getta luce sul nostro presente e sulla nostra identità.
Dagli anni ’20 “andare al mare” diventa un fenomeno di massa producendo un cortocircuito tra tempo libero, divertimento, esibizionismo e trasmissione della memoria che la fotografia, con la sua diffusione popolare tra le due guerre, sintetizza perfettamente; con la fotografia le vacanze diventano la certificazione non solo di un momento felice, ma anche l’ostentazione di una propria conquista sociale e familiare – vera o presunta. I “social network” in questo senso non hanno fatto altro che alimentare esponenzialmente un fenomeno di auto-narrazione visiva che era già nato in forma germinale, come si può evincere da queste immagini, in modo molto più spontaneo e ingenuo; fotografia e industria turistica, forse non casualmente, si evolvono e si vanno via via affermando nel ‘900 proprio negli stessi anni.
Il titolo “Tutti al Mare” – che richiama la canzone resa celebre da Gabriella Ferri, scritta da Castellacci e Pingitore nel 1973 – sta a significare esattamente la portata di massa di questo nuovo accesso al divertimento; tutti andavano al mare e per tutti la spiaggia diventa per la prima volta “la gita fuori porta”: una nuova frontiera da conquistare, un terreno inesplorato di giochi, legami familiari, fughe amorose…
Le fotografie anonime sono i più spontanei documenti del nostro passato, l’affresco di una memoria collettiva capace però di proiettare sul nostro presente nuovi significati e una maggiore coscienza di chi siamo. Si crea così un filo visuale attraverso il quale si riesce a “sentire” e riconoscere il contesto di un determinato periodo storico, le stratificazioni, le differenze sociali e anche, come nel nostro caso, l’anima stessa di un territorio.
Maximiliano Gigliucci
Presidente dell’Associazione Buuuball of Colors